sabato 19 Luglio 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

TERZO MANDATO in Trentino / Il vicepremier Salvini spacca il governo

Il governo spaccato sulla legge della provincia autonoma di Trento sul terzo mandato. Il consiglio dei ministri ha impugnato di fronte alla Corte costituzionale la legge del Trentino che porta da due a tre il numero dei mandati del presidente. La Lega Nord ha votato contro, aprendo di fatto una spaccatura che potrebbe avere ripercussioni sulla solidità del governo stesso. Il no della Lega all’impugnazione del legge trentina significa che, oltre al presidente Maurizio Fugatti, non si potrà ricandidare Massimiliamo Fedriga, governatore del Friuli, altra regione che gode dell’autonomia e dove ieri gli assessori leghisti hanno ritirato le deleghe. Lo stesso Fedriga ha detto di non voler scendere “ai compromessi della vecchia politica”.

Sul provvedimento la Lega ha votato contro con le proteste del ministro Roberto Calderoli a cui ha risposto il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. A stretto giro è intervenuto lo stesso presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, che considera la decisione del Cdm “un atto contro il Trentino, contro l’autonomia del Trentino. Nei prossimi giorni valuteremo il da farsi”.

“In linea con il principio autonomista, la Lega sottolinea che tra le competenze primarie figurano anche quelle in materia elettorale. Contestare la legge sul terzo mandato in Trentino equivale a violare i principi statutari della nostra autonomia e ad equiparare la nostra Regione alle altre, trascurando il valore distintivo delle regioni a statuto speciale. Queste ultime detengono una competenza legislativa esclusiva in tale ambito, come indirettamente riconosciuto dalla Corte costituzionale nella sentenza relativa alla Campania. L’autonomia del Trentino è un valore non negoziabile e fondamentale. Questo sia chiaro anche ai colleghi di maggioranza”. Così le parlamentari della Lega, Vanessa Cattoi ed Elena Testor.

Ma per le opposizioni quanto successo sancisce la crisi della maggioranza: “Un vicepremier che vota contro il proprio governo in un Paese normale si dovrebbe dimettere”, sostiene il capogruppo Pd al Senato, Francesco Boccia.

 

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