I bambini della scuola materna paritaria di Ponte della Priula hanno visitato, come gesto di dialogo interreligioso, il centro islamico Emanet di Susegana, nel Trevigiano, dove hanno partecipato a una preghiera. Un gesto di dialogo interreligioso che ha acceso però forti polemiche.
Ad accompagnare i piccoli le educatrici della scuola parrocchiale che hanno seguito le regole del luogo di culto, togliendosi le scarpe e indossando il velo. I bambini si sono inginocchiati e hanno simulato i gesti della preghiera islamica, guidati dall’imam di origine maceddoni Avnija Nurceski, che ha anche spiegato loro i cinque pilastri dell’Islam.
L’iniziativa parte di un progetto educativo volto alla conoscenza reciproca tra culture e religioni, era stata concordata con le famiglie e accolta positivamente dalla Fism, la Federazione delle scuole materne paritarie. Il contatto con il centro islamico era già stato avviato in precedenza, grazie all’intervento di una mamma musulmana che aveva letto un libro sull’Islam ai bambini dell’asilo. Il centro Emanet è da anni punto di riferimento per la comunità musulmana di origini macedoni a Susegana, integrata nel tessuto locale e già in passato protagonista di iniziative comuni con la parrocchia.
La scelta della scuola, tuttavia, ha scatenato una polemica politica da parte della Lega. «Agghiaccianti. Le fotografie dei bambini di una scuola materna trevigiana portati all’interno di una moschea e costretti ainginocchiarsi in direzione de La Mecca per pregare davanti ad un imam sono immagini che fanno gelare il sangue — commenta Alberto Villanova, capogruppo della Lista Zaia e della Lega in Regione — una provocazione inutile che non fa bene a nessuno». Il ministero dell’Istruzione ha fatto sapere che avvierà un’indagine per accertare se l’iniziativa rientri tra le finalità della scuola materna.
«A questo deve servire la scuola — dice invece Rachele Scarpa, parlamentare trevigiana del Pd — a far conoscere per insegnare a capire e ad accettare. Viviamo in un mondo sempre più multiculturale, ed è anzi bello che sia la scuola a creare ponti».
Si allarma per le esternazioni della Lega Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia (Ucoii), Yassine Lafram, che vede invece nell’iniziativa un arricchimento culturale e un motore di integrazione: «Trovo preoccupante – dice – che una visita didattica in moschea, organizzata con sensibilità e intelligenza pedagogica da una scuola dell’infanzia, venga trasformata in oggetto di polemica politica. Quei bambini non sono stati ‘costretti’ a nulla. Sono stati, invece, accompagnati a conoscere da vicino una parte importante della vita dei loro compagni. È questo il compito della scuola: educare all’ascolto, al rispetto, alla convivenza».
Interviene anche la direttrice della scuola d’infanzia: «Nella foto che abbiamo pubblicato su Facebook abbiamo mostrato i bambini che ripetono il gesto mostrato loro dall’imam, che ci ha spiegato come prega un musulmano. Non stavano pregando in direzione La Mecca. La preghiera finale per la pace è stata fatta con un gruppo, ognuno con le sue modalità, mentre i piccoli aspettavano il pulmino».
Questo il resoconto della giornata di dialogo interreligioso che la scuola materna ha pubblicato su Facebook:
“Questa mattina siamo stati accolti dall’Imam nella moschea di Susegana… è stata un’esperienza davvero emozionante ☺️…ci siamo tolti le scarpe,le maestre hanno indossato un velo e siamo entrati in una grande stanza dove per terra c’era un enorme tappeto rosso con alcune strisce bianche dove ci si mette per pregare…L’imam ci ha spiegato che la religione musulmana si fonda su 5 pilastri e ci ha detto che loro pregano 5 volte al giorno (ci abbiamo anche provato😅).
Gia’ in occasione della festa per la fine del Ramadan Shevala, mamma di Bilal, ha letto un libro che spiega ai bambini cos’è e cosa si fa durante il Ramadan.
Grazie di cuore all’Imam che ci ha aperto le porte della moschea e ci ha accolto con rispetto, amicizia ed entusiasmo”