LECCE – Un banale litigio con la madre e poi il buio. Sale al primo piano dell’abitazione e la colpisce a morte con un’ascia da boy scout. È successo a Racale (Lecce), nel Basso Salento, per mano del 21enne Filippo Manni, studente universitario, ora in carcere dopo aver confessato di averla uccisa per un rimprovero. La madre aveva 52 anni. Almeno due colpi assestati con un’accetta, uno al petto e l’altro alla nuca. È morta così Teresa Sommario per mano del figlio maggiore, Filippo Manni, di 21 anni.
Lui, reo confesso, ha reso una ricostruzione lucida delle fasi salienti di un’aggressione tanto feroce, quanto in apparenza immotivata, nata dopo un banale rimprovero. Tanto da far restare disorientati gli stessi investigatori. I fendenti potrebbero essere stati di più, all’arrivo di operatori del 118 e carabinieri nello studio dell’abitazione di via Toscana, il corpo della donna era avvolto dal sangue. L’autopsia prevista per oggi, venerdì 20, servirà a stabilire quanti ne siano stati inferti. Ma, al di là dei freddi numeri che restituirà l’esame, resta lo shock che ha travolto un’intera comunità per una tragedia senza un’avvisaglia.
La famiglia appariva normale e tranquilla. E nemmeno al suo interno sarebbero scattati campanelli d’allarme tali da far pensare a un epilogo così sconvolgente. Il clima tra i due non sembra teso.. La fuga di Manni dall’abitazione, dopo il delitto, è durata molto poco. Rintracciato e poi interrogato ieri sera dal pubblico ministero Simona Rizzo, sarebbe emerso un quadro d’insofferenza verso la madre. Il 21enne, studente universitario di Economia a Roma, da poco rientrato in paese per la festa di San Sebastiano, avrebbe mal tollerato, in particolare, di essere ripreso per qualche mancanza. Sembra, però, che le liti fra i due fossero sempre banali. (Foto dal Corriere di Lecce)
LO PSICHIATRA: LA SCORCIATOIA DELLA VIOLENZA
“La violenza sembra una risoluzione immediata alle problematiche, una facile scorciatoia rispetto a percorsi più difficili e più lunghi da affrontare”, commenta lo psichiatra Massimo Cozza, direttore del Dipartimento di Salute Mentale della Asl Roma 2, intervistato dall’Agenzia Dire (www.dire.it), per riflettere su giovani sempre più violenti, ai quali basta anche solo un pestone sulla scarpa per uccidere. L’ultimo Rapporto Espad Italia, condotto dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa, ha infatti evidenziato una ripresa della violenza giovanile nel nostro Paese. In aumento anche i comportamenti più estremi: “Il 6,2% degli adolescenti ha danneggiato beni pubblici o privati, mentre il 5,8% ha causato gravi ferite a qualcuno, tanto da richiedere cure mediche.
Il caso di Racale sottolinea “senz’altro un aumento del disagio giovanile correlato ad una società dove sempre di più siamo immersi in un mondo virtuale che passa dallo smartphone, dove le emozioni sono sostituite dalle immagini alle quali ci si abitua e che si scambiano con il mondo reale. Si pensa di poter ottenere tutto senza impegno, senza frustrazioni, senza cadere per poi rialzarsi. Ma quando dal cellulare passiamo alla realtà- avverte Cozza- soprattutto per i più giovani, è difficile accettarla se non si è vissuto in un ambito familiare e scolastico in grado di vivere la vita in tutte le sue parti positive e negative”.
Ultima considerazione riguarda il tema della salute mentale. “Sicuramente c’è un aumento del disagio psicologico tra gli adolescenti, dall’ansia alla depressione, dalle dipendenze ai disturbi del comportamento alimentare, ma attenzione a non associare in modo automatico e semplicistico la violenza al disturbo mentale, tanto più se è efferata. Sarebbe una risposta rassicurante ma senza validità scientifica- conclude- Chi soffre di disturbi mentali è più probabile che sia vittima e non attore della violenza”.