Attentato a uno dei giornalisti in prima linea nella denuncia del malaffare e della corruzione in Italia: Sigfrido Ranucci. Ha subito ieri sera un’intimidazione gravissima, un ordigno che “poteva uccidere”: intorno alle 22 è esplosa una bomba – sembra fosse un ordigno rudimentale – che era stata piazzata sotto l’auto del giornalista e conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, che era parcheggiata davanti alla casa del giornalista, a Campo Ascolano, frazione di Pomezia, alle porte di Roma. L’auto è saltata in aria e poi si è incendiata. Danneggiata anche l’altra auto di famiglia (che è della figlia di Ranucci) e la casa accanto. Danni anche al cancello d’ingresso della casa e a vasi e piante.
La notizia è stata data dai social del programma Report, che hanno postato anche foto e video di ciò che resta dell’auto: una carcassa. Le deflagrazioni sono state molto forti, sicuramente sono state sentite in buona parte del quartiere.
Sul posto, dopo i fatti, sono intervenuti Carabinieri, Digos, Vigili del fuoco e Polizia scientifica. Le indagini sono partite immediatamente e si spera nelle telecamere di sorveglianza, anche se potrebbero non essercene in quel tratto di strada. “La Procura di competenza si è attivata per le verifiche necessarie ed è stato avvisato il Prefetto”, si legge nel post di Report, che si conclude così: “La potenza dell’esplosione è stata tale per cui avrebbe potuto uccidere chi fosse passato in quel momento“.
Ai microfoni di Rai News, Ranucci ha spiegato che le bombe non erano una ma due: “Hanno usato un chilo di esplosivo“, ha detto. La figlia aveva parcheggiato la sua auto lì 20 minuti prima dell’esplosione. L’auto di Ranucci, invece, quella sotto cui era piazzata la bomba, era stata parcheggiata dal figlio del giornalista il giorno prima intorno alle 13.20.
Per quanto accaduto sono state espresse parole di condanna bipartisan, con annessi attestati di solidarietà per il giornalista. Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, “esprime piena solidarietà al giornalista Sigfrido Ranucci e la più ferma condanna per il grave atto intimidatorio da lui subito. La libertà e l’indipendenza dell’informazione sono valori irrinunciabili delle nostre democrazie, che continueremo a difendere”. Così in una nota di palazzo Chigi.
“Solidarietà totale a Ranucci. Vogliamo combattere qualsiasi forma di intimidazione mafiosa, specie se rivolta a giornalisti. La libertà di stampa è la prima espressione della democrazia. L’attentato a un giornalista è un attentato allo Stato“. Così il ministro della Giustizia Carlo Nordio a Sky tg24 live.
“Quanto successo a Pomezia è di una gravità inaudita e inaccettabile. Totale solidarietà a Sigfrido Ranucci e alla sua famiglia”. Lo scrive sui social il viceprmier e ministro Matteo Salvini. “Un gesto gravissimo, vile, inaccettabile. Un ordigno ha fatto esplodere l’auto di Sigfrido Ranucci, davanti alla sua abitazione. Per fortuna nessuno è rimasto ferito, ma resta la gravità estrema di un atto che colpisce non solo un giornalista, ma la libertà stessa di informare e di esprimersi. A lui e alla sua famiglia la mia piena solidarietà e vicinanza”. Così il Ministro della Difesa Guido Crosetto.
Ranucci, che è sotto scorta dal 2014 dopo aver ricevuto minacce da parte della mafia, ha spiegato che ci sono stati altri episodi di intimidazione nell’ultimo periodo e ha parlato anche di un clima di “delegittimazione” nei suoi confronti. Dicendo: “C’è un clima di isolamento e di delegittimazione nei miei confronti, negli ultimi mesi ho ricevuto varie minacce, tutte oggetto di denuncia: mi hanno mandato un proiettile di P38, sono stato pedinato da personaggi identificati dalla mia scorta, sono stato oggetto di dossieraggi anche dall’estero”. E ancora: “Io non so ancora dare una chiave di lettura a quello che è successo. Quello che ho fatto è mettere insieme un po’ di cose che sono successe in questi mesi. Io non le ho mai pubblicizzate pubblicamente, anche per tutelare le persone a me care. L’estate scorsa, un anno fa, abbiamo trovato i proiettili, due proiettili della P38 fuori casa. Poi c’è un elenco di situazioni particolari accadute negli ultimi mesi, a partire anche dal tentativo di delegittimazione nei miei confronti”.
Milena Gabanelli, curatrice della rubrica di Dataroom ma anche prima conduttrice di Report e fautrice del suo grande successo, ha rivolto un appello forte dopo l’attentato all’auto di Sigfrido Ranucci: «Sappiate una cosa, voi che avete messo quella bomba: nessuno potrà mai intimidire Sigfrido Ranucci e la squadra di Report». Gabanelli ricorda di conoscere bene la redazione di Report — «era la mia squadra» — e sottolinea che l’attentato non fermerà la passione né l’impegno di chi fa informazione da decenni. Per lei, l’atto dimostra solo la volontà di fermare il lavoro della squadra, ma «la passione è più forte della violenza». Il messaggio, pubblicato su Instagram, è un chiaro segnale di sostegno al giornalista e all’intera redazione: «Non ce la farete ad intimidirli, mai», scrive Gabanelli, invitando a rimanere vigili sul valore dell’informazione e sulla protezione dei cronisti.
IL MESSAGGIO DI MILENA GABANELLI
“L’Amministratore Delegato Rai Giampaolo Rossi e l’intera azienda si stringono al fianco di Sigfrido Ranucci ed esprimono massima solidarietà per il grave e vile attentato intimidatorio. Il ruolo della Rai e di chi opera al suo interno è quello di garantire dialogo, pluralismo e rispetto nel racconto quotidiano del nostro tempo. La Rai respinge con forza e determinazione ogni minaccia contro chi svolge il proprio lavoro nel Servizio Pubblico. L’essenza vitale della nostra democrazia è la libertà informativa che la Rai garantisce e che i suoi giornalisti rappresentano. Ogni tentativo intimidatorio contro chi lavora per un’informazione libera e indipendente è un attacco allo stesso Servizio Pubblico“. Così in una nota di Viale Mazzini.
La trasmissione Report stava per ripartire: le nuove puntata sarebbero iniziate il 26 ottobre. Nei giorni scorsi, sui social, Ranucci aveva annunciato i nuovi temi di cui Report si sarebbe occupato con il giornalismo d’inchiesta che caratterizza la trasmissione: “Parleremo di come girano i finanziamenti nel mondo della cultura, ci occuperemo di scuola, ricerca e università. Torneremo anche a parlare delle banche, dello stato della sanità nel nostro Paese e tanto altro”.
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NOTA di PDA Si parla in molti resoconti sull’attentato a Sigfrido Ranucci – giornalista che con Report denuncia il malaffare e la corruzione di questo Paese – di un ordigno rudimentale. Un chilo di tritolo sarebbe un ordigno rudimentale? Non è che si vorrebbe far passare la gravissima intimidazione come opera di squilibrati che ricorrono a una bomba-carta, magari fabbricandola in un garage o addirittura in un’abitazione, e che tuttalpiù fa solo “bum bum”? Bomba-carta del tipo, per intenderci, del “petardo Maradona” che veniva lanciato con una certa frequenza dagli spalti dello stadio di Napoli?
Un chilo di tritolo piazzato sotto un’auto è di sicuro opera di “farmacisti e chimici” esperti di attentati e intimidazioini che sanno ben calibrare gli effetti dell’esplosivo. Attenzione, quindi, alle parole che si usano in queste drammatiche circostanze: possono portare fuori strada l’opinione pubblica e deviare l’attenzione sul grave problema che assilla, non da oggi, la libera informazione in Italia.