Due elezioni politiche di grande rilievo e due bastonate per i conservatori dati alcune settimane fa in vantaggio: prima il Canada, il grande Paese dei laghi nelle mire della Casa, che ha scelto come primo ministro Mark Carney (sotto), un liberal; poi l’Australia che ha confermato alla guida del Paese Anthony Albanese, con il partito laburista che ottiene una vittoria “sorprendente” alle elezioni federali. Niente effetto Trump-Elon Musk, quindi, una sorta di rigetto della politica della nuova destra americana, un “vade retro Trump” detto con le schede elettorali.
Non solo il risultato è “devastante” per la coalizione liberale avversaria che è costato al suo leader, Peter Dutton, il suo seggio. Si può affermare che i liberal e i progressisti mondiali stanno per trovare un loro leader indiscusso: Donald Trump. Il presidente americano, punto di riferimento dei conservatori e dell’estrema destra, ha di fatto avvantaggiato le opinioni pubbliche progressiste, liberal e di centrosinistra dei due Paesi che hanno ribaltato le previsioni avanzate da parecchi osservatori di partiti conservatori che avrebbero goduto di maggiore slancio dopo l’affermazione negli Stati Uniti di Trump.
Il premier australiano di origini italiane si è aggiudicato un secondo mandato come primo ministro, dopo aver guidato il Partito Laburista alla vittoria nelle elezioni federali del 2025. “Albanese diventerà il primo primo ministro a vincere due volte consecutive dopo John Howard nel 2004”, spiega il canale australiano 9News. Mentre il partito laburista “ha ottenuto una maggioranza rafforzata”, rispetto al turno precedente.
“Oggi, il popolo australiano ha votato per i valori australiani, per l’equità, le aspirazioni e le opportunità per tutti”, ha dichiarato Albanese a una folla entusiasta di sostenitori laburisti al Canterbury-Hurlstone Park RSL Club, a Sydney. “Gli australiani- ha proseguito- hanno scelto di affrontare le sfide globali alla maniera australiana, prendendosi cura gli uni degli altri e costruendo al contempo il futuro”.
Nei giorni scorsi, all’indomani dell’esito elettorale in Canada, i media internazionali avevano posto attenzione alla campagna elettorale australiana: per gli analisti infatti, per molti versi in Australia si sarebbe riproposto il modello Canada dove la vittoria dei Liberal ha avuto come spinta determinante l’effetto-Trump. Anche nell’esito elettorale australiana dunque, avrebbero pesato sulla scelta degli elettori i timori legati alle mosse di Washington, a cominciare dai dazi, più che i dossier interni.
Sta di fatto che la vittoria di Antony Albanese era stata pronosticata: era dato in vantaggio nei sondaggi contro il leader dei Liberali Peter Dutton, da molti visto come troppo allineato al presidente americano, sorpassando il polo liberale che, al contrario, prima dell’arrivo di Trump alla Casa Bianca, era dato per favorito.