La costruzione del ponte sullo Stretto di Messina comincerà quest’anno. In Consiglio dei ministri è stato approvato il decreto legge Infrastrutture, un provvedimento strategico voluto dal vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, per imprimere una forte accelerazione alla realizzazione di infrastrutture chiave, ottimizzare la gestione dei contratti pubblici, assicurare l’efficienza del sistema dei trasporti e valorizzare il demanio, in linea con gli obiettivi del PNRR egli impegni europei”.
Tra gli interventi norme che riguardano il ponte sullo Stretto, Milano-Cortina 2026, GP Formula 1, contratti pubblici, autotrasporto, motorizzazione civile, concessioni autostradali, ordinamento portuale, demanio marittimo, trasporto aereo e ferroviario.
Salvini in merito al ponte ha detto in conferenza stampa: “Non sono previsti interventi economici ma solo un quadro normativo con particolare attenzione al tema della legalità e della trasparenza. Sono previsti infatti elementi per contrastare qualsiasi tipo di infiltrazione della criminalità. Su questo siamo tutti allineati“. Sui tempi il ministro dice: “L’avvio dei cantieri per il Ponte sullo Stretto, se entro giugno verrà approvato il progetto, è previsto per l’estate 2025. Oltre al ponte ci saranno 40 chilometri di strade e ferrovie su entrambi i lati. Il costo del manufatto ponte è inferiore della metà dei costi generali. Questa estate è quella dove ci saranno gli operai per la pre-cantierizzazione. Le stime parlano di 120mila unità operative con aziende di tutta Italia coinvolte”.
Quest’opera mastodontica, che vorrebbe collegare la Sicilia alla Calabria, è uno dei progetti infrastrutturali più costosi e controversi al mondo. Di costruire un ponte sullo Stretto di Messina se ne parla dall’epoca romana. Eppure, il ponte non è mai andato oltre a una fase progettuale. Troppo costoso o tecnicamente troppo complesso, ha fatto parte dell’agenda politica dei governi italiani dagli anni Sessanta. Con una campata centrale di 3.300 metri, sulla carta sarebbe il ponte sospeso più lungo al mondo. Sarebbe anche un elemento importante del Corridoio Scandinavo-Mediterraneo dell’Unione Europea, un’arteria che collegherà il Nord e il Sud dell’Europa per facilitare il movimento di persone e merci.
Stando alle ultime stime, il ponte costerà 13.5 miliardi di euro. L’Unione Europea ha stanziato solo 25 milioni di euro, sufficienti a coprire la metà dei costi di progettazione della rete ferroviaria. I critici sottolineano che l’area in cui dovrebbe sorgere il ponte è nota per l’alta attività sismica, sollevando problemi di sicurezza. Il progetto incontra da anni la forte resistenza dei residenti, i quali sostengono che i fondi nazionali ed europei potrebbero essere meglio impiegati per finanziare servizi essenziali al sud.
In Sicilia, il comitato cittadino “No Ponte” sottolinea che il progetto non dispone di tutte le necessarie indagini idrologiche, sismiche e paesaggistiche. Denuncia, inoltre, irregolarità nelle procedure e critica l’utilità pubblica dell’infrastruttura.
“Abbiamo appena trascorso un’estate senz’acqua di rubinetto – afferma l’attivista Gino Sturniolo – eppure, solo una parte del denaro destinato al ponte sarebbe sufficiente per sistemare l’intero sistema idrico. Per non parlare della sanità, delle scuole, dell’edilizia e della sicurezza sismica”.
In Calabria, Rossella Bulsei ha fondato il comitato “Ti Tengo Stretto” con i residenti che saranno espropriati. Rossella vive dove dovrebbe sorgere il pilone, a pochi metri da una faglia sismica. “Noi ci domandiamo, da persone semplici, che comunque si documentano, se questa è l’opera più importante del mondo, perché ad ogni passaggio, il progetto ha sempre qualcosa che non va? Un progetto che viene sempre approvato con prescrizioni e raccomandazioni, ci fa temere che il livello di garanzia del manufatto non sia sufficiente”.
In Sicilia, metà dei treni viaggia ancora a diesel, mentre in Calabria i treni ad Alta Velocità potrebbero non arrivare mai. Quindi, il contestato progetto del ponte tra Sicilia e Calabria è davvero un’opera strategica per l’Europa e per l’Italia?
“Il ponte dovrebbe essere un hub strategico per il Paese”, spiega Adriano Giannola, Presidente dell’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno. “La Sicilia è il centro fisico del Mediterraneo. Le navi che escono dal Canale di Suez si trovano di fronte ai porti siciliani, ma non si fermano lì, vanno fino a Rotterdam. Se vogliamo cambiare questa situazione, il ponte è una delle chiavi.”
Secondo Giannola, l’attuale progetto del ponte non è né il più sicuro, né il più conveniente. Eppure, è convinto che questa infrastruttura debba essere realizzata. Sull’urgenza di garantire i servizi di base nel Sud Italia, punta il dito contro la gestione della spesa pubblica da parte dello Stato: “La legge italiana stabilisce che il 40 per cento della spesa statale per le infrastrutture dovrebbe essere destinato al Sud. Ogni anno, mancano all’appello 40, 50, 60 miliardi. Questa dovrebbe essere la vera battaglia, non la costruzione del ponte” conclude Giannola.
Gli esperti restano in disaccordo sugli aspetti tecnici, i benefici, i costi e perfino sulle procedure seguite dal Governo. Differenze che alimentano il risentimento dei residenti e la sensazione che venga loro chiesto un sacrificio inutile.