martedì 5 Agosto 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

SUL WP nomi, età, foto di 18.500 bimbi uccisi a Gaza: 953 non avevano un anno

Ahmed al-Zaazou aveva 4 anni. Yahya al-Nahal sedici. Sannd Abu Al-Shaer doveva ancora arrivare al primo compleanno. Sono tre dei 18.500 bambini e adolescenti uccisi a Gaza dall’esercito israeliano dopo l’assalto di Hamas agli israeliani del 7 ottobre. 

Il Washington Post ha pubblicato il 30 luglio una parte dei loro nomi, in arabo e in inglese, le loro età, per alcuni le loro foto. “Alcuni –si legge nell’articolo– sono stati uccisi nei loro letti. Altri mentre giocavano. Molti sono stati sepolti prima di imparare a camminare. Gaza è il posto più pericoloso al mondo per un bambino, secondo l’Unicef. I bambini palestinesi sono stati uccisi a un ritmo di oltre uno all’ora durante la guerra. Un’intera classe di bambini uccisi, ogni giorno per quasi due anni”. Il quotidiano ha anche visualizzato il numero di bambini morti in base alla loro età: dai 953 uccisi quando non avevano ancora compiuto il primo anno di vita, ai 1.218 diciassettenni.

Un impegno editoriale enorme, quattro cronisti dedicati, due intere pagine. Per pubblicarli tutti ci sarebbero volute altre cinque pagine. Ma certo una cosa è dare una cifra asettica, un’altra è leggere nomi e anni compiuti. La fonte del quotidiano celebre per l’inchiesta Watergate che portò alle dimissioni del presidente Nixon (1974), è il ministero per la Salute di Gaza, guidato da Hamas. Ma si tratta di numeri largamente accettati dall’Onu e da altre organizzazioni internazionali. Per compilare l’elenco delle vittime, spiega Washington Post, il ministero della Salute di Gaza utilizza registri ospedalieri e dell’obitorio, nonché resoconti verificati delle famiglie delle vittime e di media affidabili. Rintracciare e identificare i morti è diventato però sempre più difficile a causa del collasso del sistema sanitario dell’enclave.

“60mila gazawi sono stati uccisi – dice il titolo del Washington Post del 30 luglio- 18.500 di loro erano ragazzi”. I feriti 145.870. Cifre che, secondo il quotidiano sono probabilmente sottostimate. Si ritiene che ci siano almeno diecimila persone senza vita sotto le macerie della Striscia. Negli ultimi tempi, si contano 130 morti per fame, e mille palestinesi colpiti dai soldati d’Israele mentre aspettano di ricevere cibo o cercano di raggiungere i luoghi distribuzione degli aiuti. 

Riguardo alla versione dell’esercito israeliano – scrive il Washington Post – a gennaio sosteneva che erano stati eliminati 20mila militanti di Hamas. “Gaza non esiste più – si legge nell’articolo- non ci sono più università, i grattacieli, caffè sulla spiaggia. Riemergono malattie come la polio e la meningite. Gli abitanti sono stati spinti nel 12 per cento del territorio della Striscia”.

 “La scala dell’umana sofferenza, lo spoliamento della dignità umana ha raggiunto livelli non accettabili”, ha dichiarato Mirjana Spoljaric, presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa. “Considerate questo per un momento. Un’intera classe di bambini uccisi, ogni giorno per quasi due anni’, ha dichiarato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite la Direttrice Esecutiva dell’Unicef Catherine Russell.

Un aspetto dell’iniziativa è questo: il Washington Post è dal 2013 di proprietà di Jeff Bezos, fondatore e proprietario di Amazon e sostenitore del Presidente Trump, principale sostenitore di Israele nel mondo, e principale fornitore di armi al governo del presidente Netanyahu. Recentemente tutta la storia dei dazi imposti a mezzo mondo ha allontanato Bezos da Trump. 

Fonti: Washington Post, professionereporter.eu, Nazioni Unite, Croce Rossa

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