venerdì 19 Settembre 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

IL GENOCIDIO IN PALESTINA / Dall’Italia soltanto parole ipocrite

di Nicola Perrone

— I palestinesi continuano a morire, uccisi dai soldati israeliani agli ordini del governo Netanyahu. Un governo e un premier che per quasi tutti i paesi del mondo, non solo qualche tribunale, si sono macchiati di veri e propri crimini contro l’umanità, di genocidio. Quante parole ipocrite si sentono dalle nostre parti. A partire da chi parla ancora della soluzione ‘due popoli, due Stati’. Vergognatevi. (Nella foto, il ministro israeliano di estrema destra, Smotrich).

Nei momenti oscuri della storia – e questo periodo è dei più terribili – ci vorrebbero leader politici all’altezza, capaci di trovare soluzioni, almeno di determinare le condizioni per il male minore. Invece nulla. Si parla, ci si scontra verbalmente in Parlamento, nei consigli comunali e nelle strade. Mentre a Gaza, ma non solo lì, gente comune viene massacrata e costretta ogni giorno alla fame, a fuggire in altri luoghi che di lì a poco verranno anch’essi bombardati.

Tutto si può dire del criminale Bezalel Smotrich, oggi ministro delle finanze israeliano, meno che non sia stato chiaro: per lui la distruzione di Gaza è una grande opportunità per i suoi amici palazzinari. Potranno arricchirsi costruendo nuovi palazzi e grattacieli e non fa niente senelle fondamenta ci saranno le ossa delle decine e decine di migliaia di palestinesi assassinati.

I criminali che governano Israele con le loro bombe, la loro distruzione (ma non bisogna mai dimenticare, anzi, bisogna rendere onore a quella gran parte di cittadini che ogni giorno protestano contro Netanyahu chiedendo le sue dimissioni e che venga giudicato in tribunale e messo in galera) hanno mostrato a tutti che per loro ogni palestinese è un possibile terrorista, ogni metro quadrato occupato dai palestinesi va occupato con la forza e ogni palestinese, se non ucciso, va comunque cacciato altrove. E purtroppo appare ormai scontato, se non accadrà un qualche miracolo, che una volta occupata Gaza, una volta mandati in esilio milioni di palestinesi, scaricando quel problema su altri Stati, Netanyahu e la sua compagnia di criminali passeranno anche alla Cisgiordania.

Anche lì il ministro Smotrich ha già messo gli occhi e calcolatrice alla mano sta facendo i conti di quanto frutteranno le metrature immobiliari. Impotenti. Da queste parti tutti sono preoccupati non perché sia chiaro che l’odio che si sta seminando in Medio oriente nei prossimi anni è assai probabile si trasformerà in violenza, violenza che potrebbe arrivare anche da noi. No, qui la preoccupazione è quella di vedere come spostare altrove l’attenzione, fare in modo che tutto proceda fino a quando non ci sarà il vincitore e davanti solo morti e sconfitti senza nemmeno diritto di parola. La forza che diventa diritto.

Penso a quanto accaduto di recente negli Stati Uniti, l’assassinio di Charlie Kirk, militante di Trump, ucciso da un un ventenne con un colpo di fucile mentre parlava ad altri giovani in un campus universitario. Mi ha stupito il coro di reazioni. Come se fosse la prima volta che qualcuno viene ucciso così in America. Un paese dove quasi ogni cittadino ha un’arma in casa, un paese dove ogni anno qualcuno entra in una scuola, in un posto qualsiasi e compie stragi con decine e decine di vittime innocenti, la cui colpa era solo quella di essere lì.
Di fronte a simili tragedie qualsiasi persona dotata di carica pubblica dovrebbe cercare di gettare acqua sul fuoco, ricacciare l’odio, cercare soluzioni. Al contrario, la nuova dirigenza americana, con a capo il presidente Trump, ha subito indicato il colpevole, tutta l’area politica della sinistra, i suoi avversari politici, come responsabili dell’omicidio. Scatenando e incitando alla divisione, alla contrapposizione violenta.

 

In questa situazione, lo capite guardando anche a quello che sta capitando dalle nostre parti, non c’è più nemmeno il tempo di pensare, perché bisogna immediatamente schierarsi e scegliere quale elmetto indossare, quale nemico colpire. E c’è da preoccuparsi perché anche noi abbiamo vissuto un periodo tragico di violenza politica.

Il giornalista Giovanni Bianconi ha calcolato che in Italia ci sono stati 350 morti e mille feriti durante i cosiddetti ‘anni di piombo’. Vittime di terroristi neri e rossi, di chi invece del confronto usava bombe, mitra e pistole per imporre il suo volere. Negli Stati Uniti ci sono già degli studi, svolti in ambito universitario, che indicano una preoccupante accettazione e giustificazione dell’azione violenta da parte dei giovani. Secondo gli studiosi sempre più giovani istruiti si sentono tagliati fuori dal percorso di crescita e affermazione sociale e lavorativa. Per questo una parte può diventare violenta, trasformandosi in una sorta sorta di ‘giustizieri’ per i diritti negati. Serve responsabilità, servono parole coraggiose e non oltraggiose. Serve un confronto per soluzioni migliori per tutti, non lo scontro che favorisce qualcuno. Illusione di un momento.

* direttore dell’Agenzia Dire – www.dire.it

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