di Piero Di Antonio
— Vecchi militanti, i sempre presenti alle manifestazioni e dove c’è da far sentire la propria voce, enciclopedie di slogan e di cori, stavolta però di contorno, ai margini. Osservavano con stupore e malcelata soddisfazione il corteo che si dipanava in una Ferrara quasi del tutto chiusa al traffico, ma con i residenti neint’affatto infastiditi dal disagio e dallo sciopero per la Flotilla.
Stavolta in migliaia erano ragazzi e ragazze, nostri amati figli, troppo spesso sminuiti – nelle parole dei cosiddetti esperti e sociologi – ad apatici, pigri, disinteressati a tutto meno che alle fascinazioni dei social e del digitale. Cantavano Bella Ciao, emozionando non poco coloro che sui marciapiedi o dalle finestre di case e uffici seguivano il corteo e cominciavano ad afferrare una situazione solare, più fresca, sotto un cielo la cui luce accarezzava quel popolo nuovo, uscito dalle scuole per gridare la cristallina indignazione per ciò che hanno visto e continuano a vedere nella martoriata Palestina oppure nella Casa degli incubi, la Casa Bianca.. o per ciò sentono dai nostri governanti, emanazione di un potere piccino che ha gettato la maschera e si mostra con le uniche facce che ha, la faccia dell’ignoranza e della protervia, sempre con il mitra in mano, divenuto simbolo, il Kalashnikov, dei rapporti tra Stati, tra gruppi, o nelle comunità, che ha soppiantato, sotterrandolo, un altro simbolo: il libro. La conoscenza però non si è fermata.
Sembrava scomparsa nel riflusso del conformismo che voleva i giovani ossequiosi ai nuovi dettami della politica, delle potenze e del potere dell’economia e che oggi, svelato il carico di violenza e di freddo cinismo nell’ammazzare migliaia di bambini, può ritorcersi contro coloro che stanno disegnando il nuovo ordine mondiale basato su colossali interessi commerciali e neo coloniali.
Stavolta hanno visto le macerie che coprono i corpi di coloro che, stando alla vulgata propagandistica, si trovavano in prossimità di terroristi e quindi da eliminare. Per ammazzare un militante di Hamas ammazzano venti innocenti. Strano modo di intendere la lotta al terrore, spacciando nuovo terrore e morte.
Questi ragazzi hanno sì visto, ma hanno anche ascoltato le parole ciniche e crudeli di governanti e ministri che parlano e approvano la guerra agli indifesi ricorrendo a immagini che scuotono le coscienze. Hanno ascoltato anche il desiderio di un ministro della democratica Israele di ergersi a boia dei bambini della Palestina.
Abituati agli agi del cosiddetto Occidente, un tempo inclusivo, che li sta trasformando in eterni precari, considerati dai baciapile i figli dell’Emilia “sazia e disperata”, oggi – dinanzi alle immagini da Gaza che nessuna censura può controllare o arginare con la retorica del potere di chi imbraccia il fucile o manovra carrarmati – in migliaia hanno sentito il bisogno di condividere le voci delle loro inquietudini attraverso slogan perfino liberatori. Lo scenario cupo della guerra agli ultimi altro non è che un avviso anche a questo corteo di gente invece sorridente, amica tra amici, smosso dalle nuove emergenze che si vanno profilando e che cominciano a intravedersi all’orizzonte.
Hanno visto, anche ascoltato e hanno letto. Le guerre, l’avidità di gente senza scrupoli che spaccia per piano di pace una rapina in piena regola che sa tanto di lusso e che emana l’odore del gas custodito nei giacimenti di Gaza. Hanno visto anche il riaffacciarsi di leader screditati dal suo Paese, l’Inghilterra, come Tony Blair, oggi al soldo degli interessi dei giganti del petrolio. Tutte cose che non sono passate come lo scorrere del fiume sulle pietre. Hanno compreso, migliaia di giovani, che il mondo continua ad escluderli, che preclude loro il futuro, che il rombo di chi bombarda o lancia missili si sente sempre più distintamente. E nella guerra, lo sanno già, chi è che soccombe?
Hanno visto, hanno ascoltato, hanno cantato. Bella Ciao (la canzone che i nuovi americani, ahi loro, considerano eversiva) ha invaso una città che ha conosciuto ben altri e nobili tempi, e che oggi, invece, si affida a una rappresentazione costante dell’effimero, dimenticando le sofferenze taciute di chi all’improvviso ha pensato bene questa mattina di scioperare e debuttare in massa nell’agone della rivolta pacifica e della protesta civile. Per questo inarrestabile. Per questo sorprendente. La prova evidente di ciò che i governi non hanno fatto, di ciò che i potenti hanno pianificato. Risultati imprevisti e preoccupanti: l’indignazione, la protesta, la rivolta civile.
Il fenomeno è senza alcun dubbio nuovo. All’orizzonte della nostra vita, spesa in ideali frantumati dall’egoismo e dal cinismo dei nuovi padroni del cielo e della terra, si scorge quindi l’avanzare di imberbi studenti dalle facce pulite e dalle voce squillanti. Oggi sono adolescenti ma presto il tempo li porterà ai 18 anni, agli anni delle scelte politiche importanti che non possono più giustificare il rifugio nell’astensione, nel disinteresse o nella fuga dall’impegno.
Il canto di Bella Ciao, stamani, ha emozionato e risvegliato molte coscienze. Aria fresca, Che grande arma contro il terrore e la manipolazione! Non soltanto quello seminato da Hamas, ma anche contro la ferocia di una politica che ha alzato bandiera bianca davanti alla prepotenza e al declino dei tempi. Se le idee nuove cammineranno sulle spalle di questi ragazzi, all’orizzonte si comincia a intravedere una speranza. Di ciò che abbiamo bisogno: un tempo migliore. Alcuni la chiamano pace. Le migliaia di giovani che hanno riempito le strade la chiamano anche giustizia.