di Dania Ceragioli *
L’asta newyorkese di Sotheby’s di martedì sera ha offerto uno spettacolo che ha intrecciato storia, memoria e provocazione: al centro, un capolavoro di Gustav Klimt, venduto per l’incredibile cifra di 236,4 milioni di dollari, nuovo primato per un’opera moderna. Ma assieme alla tela, preziosa non solo per il suo valore artistico, ma per la vicenda che custodisce, a catalizzare l’attenzione è stato anche un bagno in oro massiccio dell’artista contemporaneo Maurizio Cattelan simbolo di satire pungenti e ostentazioni estreme.
Il Ritratto di Elisabeth Lederer, realizzato tra il 1914 e il 1916, rappresenta una delle rarissime figure intere di Klimt rimaste di proprietà privata e sopravvissute indenni alla Seconda guerra mondiale. La giovane viennese vi appare avvolta in un sontuoso mantello ispirato all’iconografia orientale, riflesso dello sfarzo che caratterizzava le élite austroungariche alla vigilia del crollo di un impero. L’opera fu tenuta lontana dagli altri dipinti della famiglia, scelta che si rivelò decisiva: molte tele del pittore finirono infatti distrutte nell’incendio di un castello austriaco negli ultimi giorni del conflitto.
Prima dell’Anschluss del 1938, l’annessione dell’Austria alla Germania, i Lederer erano tra i più importanti collezionisti di Vienna. Con l’arrivo dei nazisti, la loro raccolta venne sistematicamente saccheggiata; si salvarono soltanto i ritratti, considerati, secondo quanto riferito dalla National Gallery of Canada, troppo “marcati nella loro identità ebraica” per risultare appetibili agli occupanti.
Fu proprio uno di quei dipinti a diventare, paradossalmente, uno strumento di sopravvivenza. Per sfuggire alle persecuzioni, Elisabeth Lederer sosteneva che Klimt, non ebreo e morto nel 1918, fosse suo padre biologico. La lunga dedizione con cui il creativo aveva lavorato al capolavoro le fornì un alibi attendibile, e grazie anche all’intervento dell’ex cognato, un funzionario nazista di alto rango, ottenne un documento che attestava quella falsa discendenza. Una menzogna che contribuì a salvarle la vita.
Il quadro proveniva dalla collezione del miliardario Leonard A. Lauder, erede dell’impero Estée Lauder, scomparso all’inizio dello scorso anno. Sotheby’s non ha reso nota l’identità del nuovo proprietario.
Nella stessa serata, un altro oggetto ha suscitato clamore: un bagno in oro 18 carati, perfettamente funzionante, e aggiudicato per 12,1 milioni di dollari. L’opera, intitolata America, pesa oltre cento chilogrammi ed era partita da una base d’asta di circa 10 milioni. Cattelan lo aveva ideato come una satira dell’opulenza, osservando che, a prescindere da quanto sia raffinato o costoso un pasto, il risultato finale, specie quando si tratta di usare un bagno, non cambia per nessuno.
La casa d’aste ha descritto il pezzo come una riflessione tagliente sul rapporto tra produzione artistica e valore economico, in linea con la poetica provocatoria dell’artista italiano è noto anche per lavori volutamente dissacranti come nel caso di Comedian, una banana fissata al muro con del nastro adesivo, poi consumata.
L’opera venduta non era l’unica realizzata, un altro esemplare era stato esposto nel 2016 al Guggenheim di New York, che lo propose alla Casa Bianca, quando Donald Trump che era al suo primo mandato, aveva chiesto in prestito un quadro di Van Gogh. La scultura venne poi rubata durante una mostra a Blenheim Palace, in Inghilterra, la residenza natale di Winston Churchill. Due persone furono arrestate e condannate in seguito per il furto, ma il destino del gabinetto rimane tuttora avvolto nel mistero: gli inquirenti sospettano che possa essere stato smontato e fuso.
* The Voice of New York
