mercoledì 14 Maggio 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

CENTO / Studenti inneggiano a Hitler e ai forni crematori / La smentita a Balboni

C’è una scuola pubblica, a Cento, nel cuore della provincia di Ferrara, dove una professoressa entra in aula e assiste a questa scena questo: studenti che mimano atti sessuali, urlano, gemono, e poi — come se fosse normale — gridano frasi inneggianti al Duce, a Hitler, fino a chiedere la riapertura dei forni crematori.
È quanto accaduto all’Istituto statale di istruzione tecnica Bassi-Burgatti. Una scena inaccettabile – scrive al riguardo sui social l’avvocato Fabio Anselmo, consigliere comunale di Ferrara – che in un Paese civile dovrebbe allarmare chiunque. A partire dal Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. E invece? Il Ministro si muove su richiesta del senatore di Fratelli d’Italia, Alberto Balboni.
Ma non per stigmatizzare quei comportamenti. Balboni si indigna perché una professoressa avrebbe trattenuto per pochi minuti il telefono di uno studente — sul quale era presente un adesivo di Azione Studentesca, movimento giovanile vicino a Fratelli d’Italia — e ha spiegato che quel simbolo richiama ideologie fasciste. Secondo il senatore, l’insegnante avrebbe fatto un “comizio”. Avrebbe denigrato “le idee” dello studente. E per questo Balboni ha chiesto un’interrogazione urgente al Ministro.
Ma la dirigente scolastica dell’istituto, Annamaria Barone Freddo, ha ricostruito i fatti in modo molto diverso: «Ho potuto accertare che le cose non sono andate come scritto dal senatore Balboni nel suo documento. Io stamattina avevo firmato la nota data alla classe, ma non l’ho subito associata a quanto riferito dal senatore».
Ha poi chiarito: «La questione non è legata a un simbolo presente sul cellulare, il problema è ben più grave ed è a monte. Il compito di una scuola, di tutto il personale e degli insegnanti, è quello di educare i giovani, per cui di fronte a episodi di questa gravità non è possibile non intervenire».
Non si tratta di un’idea politica. Non si tratta di un telefono. Si tratta del fatto che in una scuola italiana, nel 2025, una classe intera possa urlare oscenità fasciste e sessiste senza che ci sia indignazione istituzionale. E che chi prova a fermarli venga attaccato da un senatore della Repubblica.

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