L’informazione attuale fotografa quanto più possibile i fatti oppure riesce a costruire un ambiente favorevole alla distorsione di ciò che avviene, con lo scopo di compiacere altri poteri? L’interrogativo è da tempo al centro delle preoccupazioni di coloro che hanno sete di informazione e che sentono il bisogno di tenersi aggiornati per non cadere nelle trappole della mistificazione e di resoconti poco credibili, disseminati da media poco autorevoli ma funzionali al sistema di potere – il quale, per definizione, non ammette controlli, dalle cronache locali ai grandi avvenimenti che scuotono il mondo.
Situazione che, stando così le cose, richiede una discussione franca, senza paraocchi ideologici, al di fuori delle sbrigative e interessate analisi che vengono spiattellate sui social e su altri mezzi d’informazione al soldo di lobby o di interessi poco commendevoli, non disinteressati perciò ad edulcorare i fatti e piegarli alle loro convenienze.
Della situazione della stampa, oggi multiforme (carta stampata, tv, radio, social media…), si parlerà con Piero Di Antonio, giornalista, giovedì 25 settembre alle ore 18,30, a Ferrara, nell’ambito del ciclo di incontri letterari “Racconti sotto l’Ulivo, storie che fioriscono”, “Ego Longue” – in Via Fausto Beretta, 23 (prenotazioni cell. 324-533 2707).
Lo spunto per farlo è la raccolta di articoli scritti fino all’avvento della Destra in Italia. Una pubblicazione, Purgatorio Italia, che punta a una riflessione comune sugli avvenimenti politici, di cronaca e di costume. L’idea del libro, stampato in proprio dal sito LABASTIGLIA web, è nata dalla volontà di rafforzare la professione del giornalista e della necessità di un’analisi critica e profonda dei fatti così come si presentano, attraverso un rapporto costante di ascolto critico sul territorio, evitando il sempre più frequente copia-incolla del materiale di uffici stampa, amministrazioni e centri di potere.
Non da oggi abbiamo sotto gli occhi, proprio a Ferrara, l’effetto della mancanza di contraddittorio, delll’informazione a senso unico che non è più informazione ma narrazione, che ha prodotto conseguenze sullo spirito critico delle persone, sulla loro capacità di analizzare la verità e distinguerla dalle cosiddette fake news, la notizie false. Bisogna ora chiedersi se esiste un modo di difendersi. La discussione offrirà l’occasione di parlare anche dell’accesso alla professione, e per capire se oggi è consigliabile o meno tentare la carta del praticantato in un momento di forte crisi della carta stampata e dell’intermediazione giornalistica in genere senza scadere nel marketing.
Altro aspetto non secondario da sviscerare è la proprietà dei mezzi d’informazione oggi in mano non ad editori puri, ma a industriali, uomini della finanza, banche con tutto ciò che ne consegue sull’attendibilità di ciò che viene dato in pasto alla pubblica opinione, al lettore.
E’ bene ricordare che la libertà di stampa in Italia è tutelata dall’Articolo 21 della Costituzione, che garantisce la libera espressione e vieta censure e autorizzazioni preventive, consentendo il sequestro solo per ordine motivato dell’autorità giudiziaria. Tuttavia, secondo la classifica annuale di Reporter senza Frontiere (RSF) per il 2025, l’Italia è scesa alla 49esima posizione globale, perdendo tre posizioni rispetto all’anno precedente, posizionandosi come il peggiore tra i Paesi dell’Europa occidentale, a causa di gravi problemi come le ingerenze del governo e i ripetuti attacchi contro giornalisti.
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La sinossi di Purgatorio Italia
Perché ci si allontana dalla lettura e dall’acquisto dei giornali? A causa dei social, dicono. I media, invece, hanno messo da parte la ragione sociale: dare notizie, scavare in profondità, analizzare senza pregiudizi i fenomeni e farli comprendere ai tanti, non ai pochi. Le lobby – a braccetto con la peggiore politica – hanno sferrato un attacco di tale disarmante potenza da far allontanare milioni di cittadini dall’informazione. L’accerchiamento ha influito sulla qualità della rappresentanza politica e della classe dirigente, sul sistema dei controlli di legalità, senza contare la fastidiosa magistratura e, da buon ultima, la stampa, passata da cane da guardia del potere a cagnolino di compagnia.
Le edicole sono diventate cimiteri di carta. Non dobbiamo far passare in cavalleria le nostre responsabilità di giornalisti. Oggi siamo un esercito di professionisti intristiti e frustrati. Un collega – fuoriclasse delle cronache di mafie e malaffare – in tre aggettivi ha descritto il giornalismo del nostro Paese: marpione, innocuo, galleggiante. Rassegnarsi? Mai darla vinta ai fiancheggiatori dei nuovi padroni. Per quale motivo dovremmo dar loro la soddisfazione di vederci precipitare all’inferno?