Con la Gaza Humanitarian Foundation, gli Stati uniti promettono di portare aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, aiuti bloccati da oltre due mesi- più precisamente dal 2 marzo scorso- dalle forze di difesa israeliane. Lo ha annunciato la portavoce del Dipartimento di StatoTammy Bruce, spiegando che la fondazione sarà “un organismo non governativo e solidale” con sede a Ginevra. Israele non sarà coinvolto nella distribuzione degli aiuti nell’enclave, ma si occuperà di “garantire la sicurezza delle operazioni”. Ma l’annuncio ha destate fortissime perplessità delle organizzazioni umanitarie e dai media che sospettano una potenziale complicità delle società private americane nei crimini di guerra. Anche l’Onu è contraria al piano americano e ricorda che i suoi aiuti distribuiti a Gaza non sono mai stati saccheggiati.

La notizia, come riportano alcune testate internazionali, tra cui il Guardian e la Bbc, è stata accolta con enorme preoccupazione dagli organismi umanitari che piuttosto accusano il piano di “violare principi umanitari fondamentali e il diritto internazionale”.  Il Guardian riferisce che “in tanti nel settore hanno espresso privatamente preoccupazioni circa una potenziale complicità in crimini di guerra a causa delle modalità di distribuzione degli aiuti”.

In sostanza, “c’è il timore- aggiunge- che questo piano di aiuti rischi invece di favorire crimini di guerra come sfollamenti forzati, carestia e internamento”. Il piano “è concepito per sembrare che si tratti di aiuti- chiarisce- ma in realtà punta a consolidare l’occupazione militare di Gaza”. I timori inoltre, riportati dall’agenzia Afp, sarebbero legati all’idea che la Ghf punti in realtà a sostituire le Nazioni Unite e le agenzie umanitarie.

Le agenzie delle Nazioni Unite hanno ribadito che non coopereranno all’iniziativa perché sembra “militarizzare” gli aiuti: “Non parteciperemo, se non a iniziative in linea con i nostri principi”, ha dichiarato alla Bbc di Ginevra il portavoce dell’Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari delle Nazioni Unite (OCHA), Jens Laerke. “Non c’è motivo- ha aggiunto- di mettere in atto un sistema che sia in contrasto con il Dna di qualsiasi organizzazione umanitaria”. L’Onu e le altre agenzie rigettano poi l’accusa indiretta di non riuscire a supervisionare gli aiuti arrivati a Gaza e l’Oms assicura che nessuna delle sue forniture mediche sia stata saccheggiata durante la guerra.

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