lunedì 30 Giugno 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

MIGRANTI / La Cassazione boccia l’accordo per deportarli in Albania / La Destra: Corte occupata dai centri sociali

Un’altra tegola sul governo Meloni: la Cassazione boccia l’accordo Italia-Albania sui migranti per “dubbi di costituzionalità”. L’intesa siglata tra l’Italia e il governo Rama, secondo l’ufficio del massimario della Corte di Cassazione, violerebbe i diritti dei cittadini stranieri. Dopo le forti perplessità giuridiche sul Decreto Sicurezza, questa stroncatura (documento non vincolante ma di altissima autorevolezza giuridica) non farà che alimentare lo scontro tra la maggioranza di Destra e opposizione.

Nel frattempo, sempre sul fronte migranti,  potrebbe arrivare in giornata in Consiglio dei ministri un nuovo “decreto flussi” per definire le quote di ingressi di migranti regolari. Si parla di 500mila nel 2026-2028, 164.800 ingressi l’anno tra lavoratori stagionali e non, colf e badanti.

Possibili incompatibilità con la Costituzione e con il diritto internazionale del protocollo Italia-Albania sui centri di detenzione di migranti intercettati in mare: le hanno indicate i giudici della Suprema Corte che puntano il dito sui rischi per il diritto d’asilo, quello alla salute e quello di difesa dei cittadini stranieri.

In dettaglio: “La dottrina ha espresso numerosi dubbi di compatibilità con la Costituzione e con il Diritto internazionale, soffermandosi poi specificamente sul rapporto tra il Protocollo e il diritto dell’Unione”, si legge nella relazione sul tema redatto dall’ufficio del massimario della Cassazione.

LE REAZIONI DELLA DESTRA. “Trovo quindi alquanto curioso che, quando un rappresentante del potere politico esprime un’opinione su una sentenza, si parli prontamente di “ingerenza” nella sfera del potere giudiziario. Al contrario, quando una parte della magistratura si spinge a valutare, spesso in modo preventivo e politico, le scelte dell’esecutivo, tutto sia fatto passare sotto silenzio, come se non esistesse un principio di equilibrio tra i poteri. Ricordiamo che il protocollo Italia-Albania nasce da esigenze concrete di gestione dei flussi migratori e si inserisce nel solco della cooperazione internazionale. Le eventuali criticità saranno affrontate, come previsto, nelle sedi proprie. Ma la politica, in quanto espressione diretta della volontà popolare, ha il diritto e il dovere di decidere. E va rispettata”. Così il vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali, Riccardo De Corato, di Fratelli d’Italia.

“Probabilmente l’ufficio dove viene redatto il Massimario della Cassazione è stato occupato da esponenti dell’estrema sinistra dei centri sociali e la cosa non è stata denunciata. Non si capirebbe altrimenti l’ostinazione con cui nel cosiddetto Massimario danno alle stampe e diffondono, a nome della Cassazione, interpretazioni veramente opinabili dei provvedimenti del governo. Prima hanno difeso chi occupa le case dei privati cittadini e hanno scritto una serie di fanfaluche sul provvedimento giustamente approvato dal Parlamento nelle scorse settimane, ora arrivano a contestare le intese tra l’Italia e Albania in materia di immigrazione”. E’ quanto ha detto il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri.

L’OPPOSIZIONE. “Oggi la Cassazione, dopo quanto affermato sul Dl Sicurezza, avanza dubbi di costituzionalità sull’intesa Italia- Albania in materia di immigrazione. E sempre oggi la maggioranza, attraverso i capigruppo parlamentari torna a scagliarsi contro la magistratura rea, secondo la destra, di criticare i provvedimenti del governo. Ricordo agli esponenti della maggioranza che l’azione della magistratura, secondo il principio della separazione dei poteri, risponde al dettato della nostra Costituzione, non al potere esecutivo. Costituzione che la destra sta abbattendo a colpi di provvedimenti assurdi”. Così la replica alla Destra del presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia.

Dopo il durissimo atto d’accusa sul decreto Sicurezza, dall’Ufficio del Massimario della Cassazione arriva un altro documento che fa a pezzi il protocollo Albania. Il Governo ci rassicurerà ricordando che si tratta di facinorose e cattive toghe rosse, compresi quei magistrati che dichiarano apertamente il loro orientamento culturale conservatore. Intanto però Meloni e soci farebbero bene a prendere atto del fatto che la Corte suprema ha raccolto un’ampia dottrina che solleva pesanti dubbi sulla compatibilità tra il progetto del Governo Meloni da una parte e la Costituzione e il diritto europeo dall’altra. Quello che il Governo finge di non capire è che al di là delle dissertazioni giuridiche e delle opinioni del governo sulla magistratura italiana, il risultato unico è il fallimento assoluto del Protocollo e in generale delle politiche migratorie del centrodestra, che su questo tema aveva vinto le elezioni. E’ il commento dei senatori del Movimento 5 Stelle mwmbri delle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato.

Per Angelo Bonelli, di Avs, è la seconda tegola in caduta libera sul governo, che vuole smantellare gli organismi di garanzia costituzionale – dalla Corte dei Conti alla Cassazione – perché non allineati ai voleri del governo. La destra di Meloni attacca i magistrati, inneggia alle “toghe rosse”, criminalizza manifestazioni, scioperi e dissenso: a Bologna, a Venezia, operai e cittadini finiscono sotto processo, mentre la premier concede potere assoluto ai ricchi con il suo “ius divinum”. È inaccettabile”.

Per il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, “la Cassazione smonta il protocollo Albania, sottolineando i profili di incostituzionalità dell’intesa per la deportazione dei migranti nei Cpr di Shengjin e Gjadër. Il governo è allo sbando costituzionale: lo dimostra il fatto che sta continuando a trasferire migranti in Albania nonostante l’ordinanza del 20 giugno emessa proprio dalla Cassazione che di fatto ha smontato la base giuridica su cui si fonda il protocollo con Tirana, affermando che le persone che devono essere espulse non possono essere condotte e poi trattenute in un Paese terzo, in quanto questo rappresenta una violazione della direttiva rimpatri e una illegittima compressione dei loro diritti fondamentali, rimandando la questione alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea”.

 

 

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