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La Cassazione: “Il saluto romano è reato solo se c’è il pericolo di fascismo”

19 Gennaio 2024
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In relazione al saluto romano bisogna contestare il reato di apologia del fascismo previsto dall’articolo 5 della legge Scelba (del 1952). Questa la decisione delle Sezioni unite della Cassazione che hanno annullato la condanna nei confronti di 8 persone che avevano fatto il saluto romano durante un corteo commemorativo di estrema destra a Milano nel 2016. Gli ermellini hanno disposto per loro un nuovo processo di appello.

Gli imputati erano stati assolti per l’assenza dell’elemento soggettivo e poi condannati in secondo grado, nel 2020, in riferimento alla legge Mancino del 1993 che punisce le manifestazioni pubbliche di ideologie discriminatorie. La Suprema corte, oggi, ha annullato e rinviato ad altra sezione della corte d’appello del capoluogo lombardo.

L’avvocato generale della Cassazione Pietro Gaeta, nel suo intervento all’udienza  davanti alla Suprema Corte, aveva sostenuto che il saluto romano “rientra nel perimetro punitivo della legge Mancino quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico”. In sostanza per il pg bisogna distinguere la finalità commemorativa con il potenziale pericolo di ordine pubblico: “La nostra democrazia è forte e sa distinguere”, ha detto.

Non si parla dunque di quanto avvenuto quest’anno ad Acca Larentia a Roma, per la quale è stato aperto un fascicolo con oltre 10 indagati e sono state identificate dalla Digos un centinaio di persone. Ma il legame c’è perché ora l’obiettivo era fare chiarezza una volta per tutte su una questione che fino ad ora ha generato sentenze diverse in base a diversi orientamenti delle corti chiamate a esprimersi nel tempo.

Per la Suprema Corte di Cassazione il saluto romano è reato “se rappresenta minaccia per ordine pubblico”. Il procuratore generale Pietro Gaeta afferma che “bisogna distinguere la finalità commemorativa con il potenziale pericolo per l’ordine pubblico. Il saluto romano “rientra nel perimetro punitivo della legge Mancino quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico.”

E in quanto minaccia e pericolo concreto per l’ordine pubblico il rappresentante della procura generale ha sottolineato che il caso di Acca Larentia “con 5mila persone è una cosa diversa rispetto a quattro nostalgici che si vedono davanti a una lapide di un cimitero di provincia e uno di loro alza il braccio. Bisogna distinguere la finalità commemorativa con il potenziale pericolo per l’ordine pubblico”.

Nel suo intervento davanti alle Sezioni Unite il procuratore generale aveva chiesto di confermare la sentenza della Corte d’Appello di Milano che ha condannato alcuni esponenti di estrema destra durante la commemorazione di Acca Larentia.  La Corte di Cassazione era stata chiamata in causa proprio per sciogliere un nodo interpretativo relativo al saluto romano.

Aveva aggiunto Gaeta: “La nostra democrazia giudiziaria è forte e sa distinguere. È ovvio che il saluto fascista sia una offesa alla sensibilità individuale, ma diventa reato quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico. Non possiamo avere sentenze a macchia di leopardo in cui lo stesso gruppo viene assolto da un tribunale e condannato da un altro.”

Due settimane fa centinaia di neofascsti si sono schierati in formazione militare per il saluto romano e il“presente” in onore di “tutti icamerati caduti“. Dopo le polemiche per la commemorazione della mattina, nel tardo pomeriggio un fiume di militanti nostalgici di estrema destra ha invaso via Acca Larentia a Roma nel giorno dell’anniversario della strage avvenuta il 7 gennaio del 1978 quando persero la vita Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni.

I primi due furono assassinati da un gruppo appartenente all’estrema sinistra davanti alla sede del Msi, mentre il terzo poche ore dopo durante gli scontri con le forze dell’ordine. In tilt per diverso tempo il traffico nel quartiere dove sorge la storica sede del Movimento sociale italiano.

 

 

 

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La Corte di Cassazione era stata chiamata in causa proprio per sciogliere un nodo interpretativo relativo al saluto romano. Conclude Gaeta: “La nostra democrazia giudiziaria è forte e sa distinguere. È ovvio che il saluto fascista sia una offesa alla sensibilità individuale, ma diventa reato quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico. Non possiamo avere sentenze a macchia di leopardo in cui lo stesso gruppo viene assolto da un tribunale e condannato da un altro.”

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