Alla vigilia dell’Assemblea generale dell’Onu straordinaria che metterà al centro il destino della Palestina e del suo popolo, arrivano gli annunci quasi coordinati di tre Stati alleati degli Stati Uniti (e di Israele):Gran Bretagna, Canada e Australia, oltre al Portogallo, riconosceranno ufficialmente lo Stato palestinese.
La risposta del premier israeliano Netanyahu non si fa attendere e manda un “messaggio chiaro per quei leader che riconoscono uno Stato palestinese- dice- Non accadrà”. E annuncia una “risposta” al suo ritorno dagli Stati uniti. Intanto l’ala più reazionaria del suo governo, il ministro Ben Gvir, chiede “contromisure immediate”, ovvero l’annessione della Cisgiordania.
Il Canada è la prima nazione del G7 a fare il grande passo: “Il Canada riconosce lo Stato di Palestina e offre la sua collaborazione per costruire la promessa di un futuro pacifico sia per lo Stato di Palestina che per lo Stato di Israele”: ha dichiarato il primo ministro canadese Mark Carney (nella foto), in una dichiarazione ufficiale, pubblicata nel sito istituzionale del premier. “Riconoscere lo Stato di Palestina, guidato dall’Autorità Nazionale Palestinese, rafforza coloro che aspirano alla coesistenza pacifica e alla fine di Hamas. Ciò non legittima in alcun modo il terrorismo, né ne costituisce una ricompensa. Inoltre, non compromette in alcun modo il fermo sostegno del Canada allo Stato di Israele, al suo popolo e alla sua sicurezza, sicurezza che può essere garantita solo attraverso il raggiungimento di una soluzione globale a due Stati”.
Poco dopo segue l’atto formale di riconoscimento dello Stato palestinese anche da parte dell’Australia, attraverso l’annuncio del primo ministro Anthony Albanese: “L’atto odierno – spiega nel suo lungo intervento pubblicato anche attraverso i suoi canali social – riflette l’impegno di lunga data dell’Australia per la soluzione a due Stati che è sempre stata l’unica via per una pace e una sicurezza durature per il popolo israeliano o palestinese”.
Gli annunci dei leader dei tre alleati di peso degli Usa si pongono di traverso alle posizioni dell’amministrazione Trump e, aumentano la pressione su Israele, su quella parte del Paese che teme l’isolamento internazionale e sul governo.
“Ho un messaggio chiaro per quei leader che riconoscono uno Stato palestinese dopo l’orribile massacro del 7 ottobre: state offrendo una ricompensa enorme al terrorismo”, afferma Netanyahu in una dichiarazione video, il cui contenuto viene sintetizzato e riportato dai media israeliani. “Non accadrà”, continua. “Non verrà creato uno Stato palestinese a ovest del Giordano”. Il premier prosegue vantandosi del fatto che sotto la sua guida Israele “ha raddoppiato gli insediamenti ebraici in Giudea e Samaria– quindi in Cisgiordania- e continueremo su questa strada”. E ancora, annuncia novità importanti al suo ritorno da Washington: “La risposta al recente tentativo di imporci uno Stato terrorista nel cuore del nostro territorio sarà data dopo il mio ritorno dagli Stati Uniti”, afferma Netanyahu. “Aspettate.”
La reazione dei rappresentanti dell’amministrazione israeliana più radicali non si è fatta attendere: per il ministro della Sicurezza Nazionale, presidente del partito estremista Potere Ebraico, l’iniziativa di Gran Bretagna, Canada e Austria è di fatto una ricompensa per “gli assassini dei Nuh” (Ndr: Hamas) e richiede contromisure immediatamente l’imposizione immediata della sovranità in Giudea e Samaria”-ovvero l’annessione della Cisgiordania- “e il completo annientamento dell’autorità terroristica palestinese”. A riguardo, Ben Gvir annuncia l’intenzione di presentare una “proposta per l’applicazione della sovranità alla prossima riunione del governo”.
Intanto, il quotidiano inglese “The Guardian” anticipa che la mossa compiuta dai tre Paesi oggi sarà seguita da altri domani, all’Assemblea Onu: saranno circa una decina gli Stati che riconosceranno la Palestina. “Un’ondata di alleati di Israele sta annunciando il riconoscimento dello Stato di Palestina- riporta The Guardian- come parte di una manovra più ampia volta a mettere al bando Hamas e a contrastare i tentativi del governo israeliano di cancellare la possibilità di una patria palestinese”, con l’annessione della Cisgiordania. Si tratta di “una mossa delicata e in parte simbolica- prosegue- in gran parte promossa dal governo francese” e dal presidente Macron.
Secondo il quotidiano inglese i Paesi che si aggiungeranno all’elenco dei 147 stati delle Nazioni Unite che attualmente riconoscono la Palestina sono, oltre ad Australia, Canada e Regno unito, anche Belgio, Francia , Lussemburgo, Portogallo, Malta e “forse Nuova Zelanda e Liechtenstein“. E forse anche altri “faranno l’annuncio formale lunedì in una conferenza speciale delle Nazioni Unite per rilanciare la causa tramontata di una soluzione a due Stati per il conflitto palestinese-israeliano”.
Diversamente “Germania, Italia e alcuni Stati baltici sono i maggiori oppositori al riconoscimento, ma all’interno del governo di coalizione italiano- aggiunge il quotidiano- sta aumentando la pressione per il rischio di incorrere nelle ire degli Stati Uniti”.
(Agenzia Dire, www.dire.it)