giovedì 19 Giugno 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

GUERRE, PROPAGANDA, giornalismo e lavori sporchi

di Nicola Perrone *

— Giornalismo e propaganda. In momenti come questi, con guerre che scoppiano una dopo l’altra, è sempre più difficile fare il giornalista con professionalità. Il giornalista, questo ripetono sempre i ‘padri’ del mestiere e si legge nei manuali delle scuole universitarie, dovrebbe sempre raccontare con onestà la verità dei fatti, non schierarsi a priori con chi comanda la sua parte di mondo. In una fase in cui anche a livello politico domina la polarizzazione, che non lascia spazio al ragionamento ma chiama gli interlocutori a schierarsi immediatamente con la sua parte (e se questa ha torto non conta perché è un complotto), figuriamoci a livello internazionale con le guerre in corso.

Prima considerazione: con il nuovo conflitto nato dall’attacco di Israele all’Iran come di incanto sono quasi sparite le notizie sulle stragi, che continuano ancora adesso, dei palestinesi a Gaza con decine e decine di civili assassinati dall’esercito israeliano anche mentre erano in fila per il cibo; non si parla più dell’invasione russa in Ucraina, delle stragi che gli sgherri agli ordini di Putin continuano a compiere ogni giorno. Ora domina la guerra all’Iran, al perfido regime degli ayatollah che nel giro di poco tempo avrebbero lanciato la loro bomba nucleare non solo su Israele ma su tutto il mondo.

La propaganda gira a ritmo vorticoso. Addirittura il cancelliere tedesco Merz al vertice del G7 ha dichiarato, senza un minimo di vergogna, che in Iran “Israele sta facendo il lavoro sporco per tutti noi”. Togliamo subito di mezzo la prevedibile accusa, allora tu stai… Da sempre combatto tutte le dittature, mascherate o meno, e considero una dittatura anche il regime clerofascista iraniano. Che in tutti questi decenni ha incarcerato, torturato e ucciso decine di migliaia di oppositori e che solo per questo meriterebbe di esser consegnato nelle mani dei familiari delle vittime. Dittatura che il popolo iraniano in prima persona dovrebbe combattere.

Ma guardo con dose alta di fastidio, se non schifo, anche i tanti giornalisti che dai loro megafoni danno fiato alla propaganda dei padroni: “… mancavano pochi mesi alla bomba… avevano quasi raggiunto la quota di uranio arricchito… l’Iran avrebbe usato la bomba nucleare subito…”. Ragionare di fronte a simili affermazioni, il più delle volte basate sulla mera propaganda di comodo, è sempre più difficile. Come è difficile richiamare quanto accaduto in passato, gli errori tragici fatti dalla nostra parte e che dovrebbero spingere a maggior cautela, per non ripeterli.

Invece niente, si persevera, ci ritroviamo in un simile copione. Anche oggi un ministro di Netanyahu, il capo del governo israeliano che senza queste guerre sarebbe in carcere per i gravi reati di cui lo accusano i giudici israeliani, ha richiamato il dittatore iracheno Saddam Hussein ha detto che in Iran chi agisce come lui farà la sua stessa fine. Anche allora Saddam Hussein fu accusato di possedere un’arma di distruzione di massa pronta all’uso, poi rivelatasi una menzogna costruita dalla Cia, che servì da motivazione per la guerra che distrusse l’Iraq e portò all’impiccagione di Saddam Hussein. Dopo vari decenni di esportazione della nostra democrazia in quel paese i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Veniamo all’Iran di oggi, alla bomba atomica pronta all’uso. Lo scorso marzo la capa della Cia, Tulsi Gabbard, riferì al Congresso americano sul report dell’agenzia secondo il quale l’Iran era ancora lontano dall’arma nucleare. Lo diceva un ‘comandante’ degli Stati Uniti, non un agente al servizio dei nemici. Sono decenni che ogni volta mancano sempre tre anni.

Anche Netanyahu, da deputato nel 1992, disse che l’Iran ‘avrebbe avuto la bomba in tre anni’… nel 1992. Tenete conto che, e basta solo fare una ricerca su questo argomento in rete, che sono ormai decenni che l’Iran è a un passo dall’arma atomica.Una certezza, invece, su cui si sorvola, è che in realtà oggi è Israele che ha le bombe atomiche, ne ha almeno 90; è Israele la vera e unica potenza militare in Medio Oriente, è suo l’esercito più potente, suoi gli armamenti più moderni e avanzati e ogni volta anche rivendicati dagli stessi militari; il paese che riceve più aiuti dall’estero, decine e decine di miliardi di dollari ogni anno per la difesa militare. A questo punto va detto anche che è proprio l’Iran degli ayatollah, Khamenei in testa, a rappresentare l’unico motore che propala odio totale nei confronti di Israele, e che alla fine ha portato alla guerra di oggi.

E adesso parlano le armi, con le supernavi da guerra americane che stanno arrivando in zona. Il presidente Trump ha avvisato la popolazione iraniana che forse è meglio abbandonare le città. Quindi è facile prevedere che ci saranno attacchi ancora più massicci e che Israele e tutti quelli che di fatto tifano e apprezzano il lavoro sporco che sta svolgendo andranno avanti fino alla caduta del regime degli ayatollah. La speranza è che quel popolo riesca a ‘trovare’ persone valide e di spicco per la transizione politica necessaria a rendere l’Iran un paese libero. Illusione? La speranza è l’unica spinta verso il futuro, un futuro che potrebbe, potrebbe, essere migliore.

* direttore dell’Agenzia Dire – www.dire.it

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