mercoledì 19 Novembre 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

MILANO / Accoltellato da 5 ragazzi, resterà invalido. Le frasi shock dopo l’arresto: “Speriamo che muoia”

Martedì 18 novembre cinque ragazzi, due di 18 e tre di 17 anni, sono stati arrestati per l’aggressione a un 22enne, studente della Bocconi, avvenuta la notte del 12 ottobre a Milano. L’accusa nei loro confronti è di tentato omicidio pluriaggravato e rapina pluriaggravata in concorso. I due maggiorenni sono stati portati nel carcere di San Vittore e i tre minorenni al carcere minorile Beccaria. La custodia cautelare è stata giustificata con il rischio di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove.

Le frasi shock degli arrestati in questura

“Il 7 non l’hanno scoperto ancora.” La frase, quasi una sfida, compare sotto un video TikTok di Silvia Sardone. Uno di loro, il giorno dopo l’agguato, avrebbe commentato con scherno sotto un post di Silvia Sardone. In un video condiviso su TikTok, l’europarlamentare della Lega parlava della violenza a Milano e dell’elevato numero di accoltellamenti avvenuti in una sola sera: 6. “Il 7 non l’hanno scoperto ancora”, si legge tra i commenti. Nella clip, la consigliera leghista è furiosa in aula a Palazzo Marino, e accusa la giunta: “Sei accoltellamenti in una sola serata.” Si riferisce alla notte tra il 25 e il 26 ottobre. Tra i commenti, spunta quello del 17enne G.M. Lui sa bene a cosa si riferisce con “il 7”: il settimo caso, quello in cui è stato coinvolto, era successo già da un paio di settimane.

Intanto, la polizia del commissariato Garibaldi Venezia intercetta i cinque ragazzi sospettati. Sono nella sala d’attesa della questura, aspettano di firmare i verbali, e chiacchierano tra loro come fosse un pomeriggio qualsiasi. “Hai visto il video della Sardone su TikTok? Le ho scritto: il settimo non l’hanno ancora scoperto. Te l’ho pure mandato.” Parlano con leggerezza. Il 22enne della Bocconi, colpito a Milano, lotta tra la vita e la morte. E loro? Si scambiano battute, si coprono il viso con le magliette per non farsi vedere ridere. “Fra, la prossima volta ci bardiamo,” scherzano, mimando il gesto di incappucciarsi. G.M. propone persino di mettere tutto sui social: “Eh raga, però io voglio mettere la storia.”
Non sembrano neppure sfiorati dalla gravità di quello che hanno fatto. Raccontano l’aggressione come se fosse una bravata. “Bro’, io ho fatto così,” dice Alessandro C., 18 anni, mimando le coltellate. G.M. gli risponde: “Minchia, l’ho scassato.” E davanti al fatto che le telecamere hanno ripreso tutto, ridono: “Io voglio vedere il video, voglio vedere se ho picchiato forte.” Alla fine si mettono persino a fare una classifica su chi rischia di più: “L’ordine è: C., io…” e così via.

Poi cercano pure di mettersi d’accordo su cosa raccontare. Ovviamente, puntano a far sembrare tutto una reazione difensiva: “Diciamo che io sono andato lì e che eravamo tutti ubriachi… lui mi è venuto addosso, l’ho spinto, ho visto che metteva la mano in tasca. Stava tirando fuori qualcosa.” Ma non sono tutti convinti. E.Z., anche lui 17enne, cerca di riportarli alla realtà: “Magari quel coglione è ancora in coma, domani muore e ti danno omicidio.” “Ma speriamo bro’, almeno non parla. Tu non hai capito, io gli stacco tutti i cavi,” risponde l’altro, cinico. Poi il terzo, M.M., suggerisce di recitare pentimento: “Andiamo a trovarlo, gli diciamo che ci dispiace, che siamo pentiti… ma a me in realtà non me ne frega.” E se tutto va male, se davvero finiscono a processo? “Eh, vabbè, che cazzo ce ne frega, andiamo nei paesi dove non c’è questa roba.

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