venerdì 4 Ottobre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

CALENDARIO SCOLASTICO / “Mettiamoci dalla parte degli studenti”

La petizione sul calendario scolastico non è un attacco alle scuole ma il frutto di una riflessione condivisa tra genitori, studenti e insegnanti che può migliorare la vita a scuola. E’ la tesi esposta sul sito Cantiere Bologna da un docente sulla quale sarebbe molto utile avviare una discussione.

di Cristian Tracà *

Parto dalla fine. Se la petizione ‘Ri-studiamo il calendario Emilia-Romagna’, nata umilmente per portare qualche aggiustamento a una parte della vita scolastica, è riuscita a diventare un’occasione per riflettere sui servizi educativi, le loro connessioni e la loro progettazione (soprattutto per i mesi più caldi), non possiamo che benedire questa scintilla che sembra possa innescare un tavolo di lavoro.

Le condizioni per rimanere ottimisti: non buttare la palla in tribuna, evitare di liquidare questa richiesta dal basso come un attacco dei genitori alle Scuole. Nel comitato promotore ci sono tutte persone che conoscono la fatica della didattica o docenti che a scuola lavorano da tempo.

Faccio parte del gruppo e credo che il numero di soggetti che l’hanno animata e che la stanno sottoscrivendo, facendola crescere di ora in ora, meriti rispetto e ascolto. La petizione è accompagnata da un testo che cerca condivisione (qui). Nessun sensazionalismo, nessuno scontro tra categorie, nessuna divisione tra presunti buoni e presunti cattivi.

Lo abbiamo detto con chiarezza in conferenza stampa e nei documenti. Non ci piace la guerra tra mondi che da anni svilisce ogni tentativo di discussione, men che meno gli slogan e addirittura ancora meno gli spot. Si propone un tema ai prossimi protagonisti delle Politiche regionali, e qui parliamo di un piccolissimo passo, di un lavoro di cesello che non chiede in nessuna parte una modifica delle condizioni di lavoro del personale scolastico né teorizza una didattica 24 ore su 24 per sempre. Mai pensato a scuole che assumano sembianze di parcheggi o galere.

Non troverete mai nessuno di questi estremismi, banalmente perché ci siamo guardati attorno e abbiamo condiviso che il calendario delle Regioni vicine, se applicato anche qui, può creare vantaggi a tutti coloro che gravitano attorno alla Scuola in un modo o nell’altro.

Abbiamo osservato che da Bolzano alla Sicilia non esistono calendari così densi come quello emiliano-romagnolo, che si è consolidato attorno all’idea di organizzare il numero massimo di giorni consentiti evitando pause.

La proposta di riforma chiede semplicemente di spostare qualche (e ripeto qualche) giorno in cima e coda per venire incontro meglio alle esigenze della didattica e dell’apprendimento. Entriamo per ultimi, finiamo per primi e facciamo un’unica tirata dall’Epifania a Pasqua. Più unici che rari e questo, secondo noi, non è un bene per nessuno. In alcuni commenti questo è stato salutato quasi come un capriccio o un gioco delle tre carte praticamente inutile.

A questo punto la domanda sorge spontanea: vi siete mai messi nei panni di un ragazzo del Secondo Grado che si sveglia sei giorni alla settimana alle cinque e mezza o alle sei e torna a casa spesso a pomeriggio abbastanza inoltrato, districandosi tra un piano di studi di 33 ore e 13 materie?

Avete mai aggiunto a questo quadro la situazione in cui lo stesso alunno, anche un po’ appesantito dal carico, alla fine del primo quadrimestre accumula 3/4/5/6 insufficienze che deve recuperare nel secondo quadrimestre frequentando i corsi di recupero o studiando mentre nel frattempo si aggiungono anche i programmi del secondo quadrimestre, con tirate di tre mesi senza mai un giorno di pausa e con giornate in cui fa buio prestissimo? Pensate che viva la scuola con serenità, che in classe e a casa non manifesti rabbia o scoramento verso un mondo di adulti che gli apparecchia questa tavola?

Queste situazioni le ho viste: spesso questi stessi alunni vanno incontro a una situazione di crollo fisico, di calo verticale dell’autostima. Percorsi molto difficoltosi, ripetenze, se non dispersione, dati che spesso vedono sovrapporsi abbandono e periferie.

Sono storie ordinarie nell’istruzione tecnica e professionale, forse poco considerate perché tutti continuano a parametrare il mondo sotto l’ottica del Liceo dove, nonostante meno ore frontali di lezione, a causa del carico di lavoro molto pesante i ragazzi e le ragazze arrivano comunque a pezzi alla fine…

Sono quotidiane anche le difficoltà di conciliare un calendario strettissimo e una didattica che dovrebbe invece essere sempre più diluita su tempi lunghi. La realtà delle nostre classi è cambiata molto: abbiamo contesti in cui un terzo degli alunni segue un’istruzione con piani didattici personalizzati legati a diagnosi di specialisti che chiedono di non sovrapporre verifiche, di concedere tempi più distesi, di frammentare le richieste. Intere ore di lezione e pomeriggi al pc scorrono per sopravvivere a questi slalom.

Qualcuno si è fermato a notare come i dati ci parlano di ansia e burnout con toni sempre più allarmanti? Siamo sicuri che questa scuola costretta a correre non c’entri nulla? Spero con queste storie di vita vera di aver dato un elemento di riflessione in più a chi ha pensato che la petizione in qualche modo facesse un uso un po’ strumentale delle motivazioni didattiche. È un inizio di ragionamento, aperto. Siamo consapevoli che non sia la panacea di tutti i mali, ma è un primo passo per sedersi e parlarne.

*Cantiere Bologna

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