giovedì 13 Febbraio 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

IL CNR boccia il nucleare: “Non ha futuro”

Il nucleare? E solo una promessa che in Italia non ha futuro, stando almeno all’audizione in Commissione Ambiente della Camera del dirigente di ricerca del Cnr, Nicola Armaroli, nell’ambito dell’indagine sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.

Scarseggiano in Italia siti, soldi, tempo – ha detto Armaroli ai deputati- e le tecnologie indicate dal governo non ci sono“, nei piani “si dice che vogliamo abbassare le bollette ma siccome le tecnologie che vogliamo fare in Italia non ci sono, non si conosce il costo, è solo una promessa“. In tutto ciò “l’affermazione che le rinnovabili da sole non bastano oggi è vera, ma è destinata a cambiare con le nuove tecnologie. Il rischio, con il nucleare, è ritrovarsi in mano un oggetto molto costoso e superato“.

“Per il nostro piano nucleare il ministro” dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, “ha parlato di piccoli reattori modulari e di fusione. Però allo stesso tempo il ministro ha dichiarato che l’Italia non punterà su grandi centrali. Le tecnologie su cui l’Italia punta oggi, i piccoli reattori e a fusione, non esistono”.

Armaroli ha sottolineato che il disegno di legge italiano “parla anche di cose importanti come sicurezza nazionale, indipendenza energetica, approvvigionamenti. Ma l’uranio che è la fonte primaria per alimentare i reattori nucleare, è per il 43% della produzione concentrato in un unico Paese che è il Kazakistan, non c’è nessuna fonte di energia così concentrata al mondo. L’uranio dal 2021 al 2025 è cresciuto sul mercato del 137%. C’è un dominio russo e cinese totale quasi assoluto sulla tecnologia come ci ricorda l’Agenzia internazionale per l’energia e proprio per questo motivo non è stata mai inflitta alcuna sanzione al colosso russo Rosatom”, ha spiegato Armaroli ricordando che l’Italia “non possiede quindi né il combustibile né le tecnologie nucleari. Il campione è la Francia che copre il 65% del fabbisogno col nucleare ma ha una flotta di reattori molto vecchia che si avvicina ai 40 anni di età media, 57 reattori tutti in funzione ma zero attualmente in costruzione. È una tecnologia di baseload che per il 65% fa si che la Francia abbia una esigenza vitale di esportare elettricità”.

Amaroli – nel resoconto che ne ha fatto l’Agenzia di stampa sull’energia e le infrastrutture (Ageei) diretta da Edoardo Spera – ha escluso, cifre alla mano, che vi sia un boom del nucleare in Cina e tornando all’Italia ha spiegato che “il suo primo problema è la localizzazione, il 95% del territorio nazionale è a rischio idrogeologico e questo è un problema per la localizzazione di siti nucleare di qualsiasi tipo perché oltre a questo rischio abbiamo quello sismico, quello paesaggistico e anche la questione dell’acqua perché i reattori tipicamente sono raffreddati ad acqua.  Abbiamo un altro problema critico che è la scarsa attrattività agli investimenti, ma soprattutto manca la risorsa chiave: nel 2040 l’Italia deve aver finito la decarbonizzazione del sistema elettrico e non apprestarsi o cominciare a farne un grande pezzo. Scarseggiano quindi siti, soldi, tempo e le tecnologie indicate dal governo non ci sono”, ha ricordato l’esperto del Cnr.

“La nuova capacità rinnovabile annuale vale oggi decine di volte quella nucleare: entro breve tempo ci sarà una sproporzione enorme tra il nucleare installato e le rinnovabili. Come potrà competere il nucleare, questa è la domanda che dobbiamo porci, quando ci sarà questo enorme gap con la produzione rinnovabile? Il rischio è di trovarsi in mano un oggetto superato e molto costoso. Si dice che vogliamo abbassare le bollette ma siccome le tecnologie che vogliamo fare in Italia non ci sono non possiamo conoscere il costo, quindi è una promessa”, ha sostenuto Armaroli.

Alla domanda se rinnovabili e nucleare siano compatibili ha risposto: “Bisogna vedere perché con 200 GW di rinnovabili al 2040 avremo eccessi di produzione a basso costo per 7-8 mesi all’anno e a quel punto avremo due opzioni: tenere spenti i reattori nucleare per mesi che è economicamente insostenibile perché i reattori nucleari devono andare per più tempo possibile oppure spegnere continuativamente le rinnovabili alzando i costi dell’energia che è un grande paradosso. Quindi bisogna essere chiari: stiamo operando una scommessa che è una promessa che tra 15-20 anni, non adesso, avremmo bollette più basse grazie al nucleare con tecnologie che però oggi non esistono, non sappiamo quali saranno e se ci saranno e né quanto costeranno. Intanto tecnologie decarbonizzate di altro tipo crescono velocemente”, ha concluso Armaroli che ha calcolato che in Italia, secondo le indicazioni del governo, potrebbero essere installati qualcosa come “120 reattori Smr, chiedo a voi che conoscete il territorio se sia proponibile in Italia un’operazione con 120 reattori sparsi per la Italia”, ha terminato

LE REAZIONI. Parole molto chiare, pronunciate nell’audizione ricca di numeri e dati, che scatenano polemiche e soprattutto la risposta critica di Luca Squeri, deputato e responsabile Energia di Forza Italia.

“Per un attimo ho pensato che ci fosse un politico fazioso e con una visione unilaterale piuttosto che un rappresentante della scienza”, dice in videocollegamento, stupito da “una versione così totalizzante e negativa contro questo dualismo rinnovabili e nucleare, quando una persona coi piedi per terra sa benissimo che non sono alternativi. Una versione faziosa, antagonista, che non lascia spazio ad alcuna analisi positiva ma è solo negativa non so quantoi faccia bene a chi deve rappresentare, una versione faziosa”, dice Squeri.

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